lunedì 26 novembre 2018

INQUINAMENTO: IL CASO DELLA COSMO DI NOALE RISCHIA DI COINVOLGERE ANCHE LA RIVIERA DEL BRENTA

Dopo le allarmanti notizie apparse sulla stampa locale di questi giorni, anche il comitato Opzione Zero interviene sul caso dell'azienda Cosmo di Noale, poiché i rischi di inquinamento del terreno e delle acque nel territorio della Riviera del Brenta e del Miranese sono considerati molto alti. La Cosmo infatti è stata una delle imprese maggiormente coinvolte nella costruzione del Passante e delle opere complementari: se dovessero essere confermati i sospetti della magistratura circa l’uso di rifiuti pericolosi come sottofondo per fare strade, allora è molto probabile che i rilevati del Passante e delle bretelle costruite per esempio tra Dolo e Roncoduro o tra il casello di Oriago e la strada regionale 11 siano pesantemente inquinati. Lo stesso discorso vale per le altre opere complementari che attraversano il territorio più a nord e a est, nei Comuni di Venezia, Mirano, Scorzè, Martellago, per non parlare delle cosiddette opere di mitigazione del “passante verde”: «Il via vai di camion della Cosmo lungo via Porara li ricordiamo bene», ribadiscono dal comitato.
Di cosa sono costituiti quei terrapieni realizzati nel parco a ridosso dell’autostrada tra Marano e Mirano, oggi frequentato da centinaia di persone ogni giorno? Il caso della Valdastico sud insegna. Opzione Zero chiede ai sindaci della Riviera del Brenta e del Miranese di attivarsi immediatamente con la Regione Veneto, l'ULSS e l’ARPAV affinché vengano eseguite analisi accurate dei suoli e delle acque nelle zone sospette, indipendentemente dal corso delle indagini. Duro l’attacco finale del comitato alla Regione Veneto e alla Lega: «Da decenni i comitati e le associazioni ambientaliste denunciano il malaffare che sta dietro alle grandi opere, l’intreccio con le mafie, lo smaltimento illecito dei rifiuti, lo sfruttamento dissennato del territorio. Oggi il Veneto si risveglia come e peggio della Terra dei Fuochi: siamo tra le regioni d'Italia più inquinate, più cementificate, più esposte ai cambiamenti climatici e al rischio idrogeologico. Gli scandali si susseguono un giorno sì e l’altro anche: dal MOSE alla Pedemontana, ai PFAS, i casi sono innumerevoli. Per Salvini la colpa anche questa volta sarà degli "ambientalisti da salotto", ma le responsabilità politiche di questa situazione, ancora prima di quelle penali o amministrative, stanno in capo indiscutibilmente alla Lega di Zaia, presidente al secondo mandato oggi, e ieri al fianco dei pregiudicati Chisso e Galan. Questa classe politica, se avesse un briciolo di dignità, dovrebbe dimettersi seduta stante, indipendentemente dall’esito delle inchieste. I veneti, dal canto loro, dovrebbero rendersi conto di chi hanno scelto e continuano a votare come amministratori e rappresentanti politici».

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