In questi giorni la sanità è sotto l'attenzione di tutti, e una volta ancora vale sottolineare la grande professionalità di medici e infermieri nel territorio veneto. Stavolta non si parla di Covid-19, ma di interventi per rimuovere le ernie: ne è stato protagonista, da paziente, il dottor Corrado da Lio, facente funzioni del primario nel reparto di Chirurgia dell'ospedale di Mirano: «È successo anche a me, e non ho avuto dubbi a chi affidarmi, cioè alla mia équipe chirurgica che ha alle spalle un’esperienza e professionalità ultraventennale nel tema delle ernie addominali o inguino-scrotali».
Dopo un’ora dal trattamento, effettuato dagli stessi medici con cui lavora quotidianamente a fianco, giorno dopo giorno, già stava in piedi e camminava: «Ho testato da un punto di vista differente da quello consueto – sottolinea il dottor Da Lio – la competenza dell'équipe; e posso confermare per esperienza provata che all’interno dell'ambulatorio di Patologia della parete addominale ci sono medici altamente specializzati, che hanno affinato e aggiornato la tecnica per il trattamento delle ernie addominali».
Nel reparto di Chirurgia dell’ospedale di Mirano si eseguono circa 2200 interventi l’anno, di cui ben 400 riguardano patologie della parete addominale e, in particolare, le ernie prodottesi in questo settore, che non vanno confuse con quelle del disco. Si tratta di una patologia frequente, soprattutto negli uomini, che i medici del Miranese affrontano chirurgicamente nel 95% dei casi in regime di ricovero ambulatoriale, con anestesia locale. «A Mirano - ha spiegato il responsabile del servizio di Patologia Addominale, dottor Ermanno Tiso - abbiamo affinato una tecnica già esistente, che eseguiamo in maniera sartoriale e che ci permette di operare persone che un tempo erano inoperabili o ad alto rischio anestesiologico, in quanto grandi anziani o persone con presenza di pluripatologie: la persona più giovane che abbiamo operato aveva 18 anni e la più anziana ne aveva 102.
Il paziente selezionato per l’intervento in regime ambulatoriale giunge in ospedale la mattina stessa dell’intervento, gli viene somministrata l’anestesia localmente (per l’intera durata della operazione è vigile e risponde al medico), e può tornare a casa propria dopo quattro ore dall’intervento». L’intervento, che dura in media 30-40 minuti, prevede una piccola incisione che permette al chirurgo di inserire una rete protesica che blocca la fuoriuscita delle viscere e che, una volta inserita, col tempo, si integra con i tessuti dell'organismo rafforzando la preesistente area di debolezza. I punti di sutura, inoltre, si riassorbono. Il paziente, dopo alcuni giorni, può ridurre o sospendere l’assunzione dei farmaci analgesici e se ha un lavoro di tipo impiegatizio, può rientrare in ufficio entro sette giorni, che diventano circa una ventina se la persona pratica sport e svolge un’attività lavorativa più impegnativa dal punto di vista fisico.
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